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Varend Corso westland

Fra le tante cose che ignoravo del mio mestiere, ce n'era una che è entrata prepotentemente nella mia vita, ovvero Varend Corso Westland.

Un giorno chiacchierando con Charlie, il deus ex machina dell'Ufficio olandese dei fiori, è saltata fuori così, per caso: il Gruppo I Felini , che fanno promozione per Ch4Ch avevano in programma una sortita nella terra dei tulipani per animare questo evento e Charlie insieme a Lucas Janssen, il famoso Floral Designer stavano progettando una barca italiana per la sfilata. . . . . mamma mia che curiosità !

Incuriosito dalla mia espressione Charlie mi dice , ma perchè non vieni anche tu? In una manciata di secondi ero già  con la testa a girare nei polder e mi vedevo sulla prua della barca come una polena a scrutare il cielo e a guardar mucche.

Ma poi la cosa curiosa era immaginare me stesso in giro in barca, quando tutti i miei amici sanno che sto malissimo quando vado in giro anche solo con il pedalò ma questo per me era l'equivalente di una voce che mi diceva vai, vai, vai.

E infatti via . . . . . prenotato volo, albergo, auto, e poi tom tom a portata di mano, valigetta con i ferri del mestiere e tanta buona volontà  per fare un lavoro mai fatto: ma chi ha mai decorato una barca? Ho fatto auto, calessi, carri, bicilette, motorini, carriole, ogni genere di mezzo ruotato ma barche proprio mai.

Comunque con la guida di Lucas, l'aiuto di Caterina e dei colleghi olandesi la barca si è fatta, bella nella sua semplicità .

Certo per me rappresentava un mistero la presenza dell'albero maestro, dovendo navigare per canali . . . . va bene che ci sono i mulini e quindi il vento c'è, ma come si governa una barca a vela per canali, boh?

Mistero svelato dopo il primo giorno di lavoro quando siamo partiti per la navigazione vera e propria; la barca è a motore!!! E non poteva essere altrimenti, l'albero è solo posticcio ed è munito di un pesante contrappeso per abbassarlo in prossimità  dei ponti.

Naturalmente i ponti erano bassi, ma così bassi che ad ogni manovra dovevo chinarmi o saltare dentro lo scafo, per poi risaltare fuori come un canguro alla manovra seguente; ma vuoi mettere la soddisfazione di prendere l'applauso ogni volta che si issava l'albero, vedere sventolare il nostro tricolore al tempo del battimani del pubblico!

E via coì per tre giorni, 75 km di canali percorsi su e giù per il Westland, che per la cronaca è la zona appena a sud di Den Haag (L'Aia), circa 70 manovre al giorno per scansare i bassissimi ponti ed altrettanti applausi all'alzabandiera.

L'orgoglio di essere italiano mi ha fatto persino dimenticare il freddo e la pioggia che il sabato improvvisamente è calata a tradimento a raggelarci, dai 36 gradi (umidissimi) a soli 16 nell'arco di un ora, sorprendendomi in pantaloncini e maglietta, e senza nemmeno la consolazione di un cordiale che mi avrebbe ritemprato come durante le guardie a militare.Sigh

Ma poi l'altra cosa buffa era l'intrattenimento, come competere con le altre bellissime barche quando nemmeno si parla la lingua autoctona? Ovvero non si può gridare nulla alla gente che ti guarda seduta dal bordo delle alzaie! A me piace fare casino!

Coì, mettiamo al musica a palla; le nostre canzoni diffuse a tutto volume, scritte dal Walter Bassani, Le rose di noale e Milllefiori e una poesia per te, diventano un tormentone per otto ore al giorno al punto che mi entrano in testa e le posso cantare a memoria ogni volta che la gente mi guarda con aria interrogativa.

Questo mi ha reso per tre giorni come una meteora nel cielo che faceva da sfondo ai quadri di Van Gogh , l'italiano più popolare del Westland con migliaia di fotografie scattate e video su youtube.

Qui il video ufficiale

Ma soprattutto mi è piaciuto conoscere i posti più reconditi di un paese che l'uomo ha strappato al mare per creare ricchezza, un posto dove i prati sono popolati da mucche ed intervallati da mulini, dove le serre brillano al sole lasciando intravedere fiori bellissimi ed ortaggi da concorso, un posto dove le auto cedono il passo alle biciclette e dove le famiglie con i bimbi vanno a spasso fra una natura rigoliosa.

Un mondo tanto diverso dal nostro,un clima amichevole accogliente e famigliare; in tre giorni mi sono ubriacato di applausi e sorrisi, ho visto gli anziani delle casi di riposo schierati sulle carrozzelle a guardarci, circondati dall'affetto e dal calore delle persone vicine.

Questo non si chiama buonismo, si chiama civiltà  e rispetto , per le persone e per la natura , ed è probabilmente intrinseco a quel popolo, ma certo che se da trent'anni una manifestazione diventa una vera festa per 300,000 persone e riesce a creare circostanze simili, questo rappresenta per me un buon motivo per ricrearla qui.

Non ho idea se mai riuscirò nel mio intento, ma il giorno che riuscirò ad ottenere un simile risultato sarò sicuramente un uomo felice.

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