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Sicurezza andiamo cercando

 

Discorso del Presidente Introini


Autorità Gentili convenuti

Sicurezza andiamo cercando! Questo lo slogan che i giovani imprenditori di Confcommercio portano all’attenzione di questa assise, argomento che dimostra la sua attualità, ora più che mai.

La nostra provincia negli ultimi mesi, e non ultimo ieri, ha vissuto inquietanti fatti di cronaca e di sangue, che non possono non far riflettere, su un inquietudine sociale che si manifesta nelle forme più diverse, ma sempre a prezzo delle libertà altrui, quando non a prezzo della vita.

Non si vuole fare allarmismo, ma è bene promuovere dei momenti di riflessione affinché il silenzio non diventi normalità ed oblio, per un problema che non si vuole associare ad una provincia di per sé tradizionalmente tranquilla.

Sicurezza e legalità sono due principi, che sono alla base del vivere civile, rappresentano un bisogno della società, e un fondamentale diritto dei cittadini.

Tutti noi per questo motivo, rinunciamo ben volentieri ad un poco della nostra libertà, per vivere sereni e creare benessere condiviso.

Concetto questo, semplice e cristallino.

Così come altrettanto chiaro, dovrebbe essere il concetto che le persone che nuocciono alla collettività, con i propri comportamenti e le proprie azioni, debbano rimanere esclusi dalla società civile in quanto pericolosi per essa, al sicuro in carceri o comunità di recupero.

Ebbene questo sillogismo, trova sempre meno riscontro con la realtà italiana.

La reiterazione dei reati sembra diventata la costante fissa della maggioranza dei crimini, ciò vale sia per la piccola delinquenza quanto per la criminalità organizzata.

La coscienza di ciò si ha anche nel fatto che spesso le vittime di piccoli furti o vandalismi, nemmeno sporgono denuncia perché sanno di non ricavarne alcun beneficio.

Non sanno però questi ultimi che il beneficio lo danno alle statistiche, che così facendo rimangono edulcorate.

Leggendo i giornali, si trovano comunemente fatti di violenza, perpetrati da individui già noti alle forze dell’ordine, già segnalati, spesso pregiudicati, che per i motivi più disparati si trovano a piede libero, a fare crescere il proprio curriculum vitae di nefandezze.

Un ruolo importante lo giocano anche le carceri, dove i detenuti fra una chiacchera sottovoce e l’altra, confrontano le proprie esperienze e capacità, quasi in un ottica di “work in progress”, con il rischio tangibile che una breve permanenza nelle patrie galere diventi un occasione per imparare qualcosa di nuovo da testare non appena fuori.

La domanda che mi pongo come cittadino è “ Perché ”

Il garantismo è stato estremizzato all’eccesso, o c’è qualcosa che scricchiola nei meccanismi della giustizia?

Prevenire vuol anche dire tenere i pregiuducati, al sicuro; quello sarebbe già un risultato importante, ottenuto per di più con poco sacrificio.

Mi colpirono molto le parole di Mons. Maggiolini al nostro convegno di Bergamo: “il perdono cristiano non significa far finta che non è successo nulla, il perdono richiede a maggior ragione la giustizia , e la giustizia è il bene del reo!”

D’altro canto, vedo però che le forze dell’ordine con la loro presenza sul territorio, e con strumenti a loro disposizione sempre più potenti e sofisticati, riescono comunque ad essere abbastanza incisive, nel portare a casa buoni risultati.

Risultati che spesso vengono pagati a caro prezzo e talvolta anche con la vita.

Ma questo non basta, è importante che ci sia sinergia nel colpire la criminalità, la mano destra deve sapere cosa fa la mano sinistra, coordinamento non ce n’è mai abbastanza; servono poche linee di comando, non servono le duplicazioni e serve un costante lavoro di intelligence.

E serve una giustizia a maglie strette, servono procedimenti veloci e poco burocratizzati, 81% di delitti impuniti, questo è un dato che deve farci riflettere. Serve una giustizia giusta.

Questo per il bene di tutti.

Da commercianti, (pensate alle categorie oggetto della nostra inchiesta), viviamo dietro un banco non con tranquillità, ma talvolta con il sospetto, (specie in zone isolate, o in orari serali), che l’individuo che ci troviamo davanti, potrebbe farci passare un brutto quarto d’ora, arrecare danno a noi come persone ed alle nostre aziende.

Ci sono famiglie, che hanno pagato con la vita di una persona cara, il prezzo della poca sicurezza sul lavoro.

Ai lavoratori del commercio, non basta la 626 per essere sicuri, non basta una certificazione o una licenza per sentirsi sicuri, quando a piede libero c’è di tutto un po’!


Ma sicurezza non significa solo questo.

La congiuntura economica sfavorevole, accentua e fa crescere i problemi di taccheggio (pensate a categorie quali l’abbigliamento), di frodi con gli strumenti di pagamento (vedrete i risultati del sondaggio provinciale), ma a questi problemi pensano gli imprenditori, dotandosi di sistemi di sicurezza sempre più avanzati.

Quello che gli imprenditori non possono fare, è di sostituirsi allo Stato.

Ciascuno deve occuparsi delle proprie competenze, le forze dell’ordine nella tutela e prevenzione, così come la magistratura nell’amministrare la giustizia, e la politica nell’adeguare leggi e risorse alle mutate condizioni socioeconomiche.

Alla base della sicurezza c’è il rispetto della legalità, in corrispondenza biunivoca.

Ci devono essere leggi chiare e lavoro sinergico di tutte le istituzioni, non ci deve essere burocrazia, inerzia, incompetenza, scarso coordinamento o peggio distrazione.

Ci vuole certezza nelle pene, lo vedrete dai dati della nostra inchiesta, ci vuole un sistema carcerario sicuro e dignitoso, (la vergogna dei Miogni è sempre lì a ricordarcelo), occorrono politiche di recupero che prevedano un reinserimento EFFICACE, per quei detenuti che effettivamente vogliono rompere con il passato.

Ma, non dimentichiamolo, Sicurezza è anche strade sicure ed adeguate al carico di traffico; un plauso va alla Provincia che ha fatto e sta tuttora facendo grandi lavori di messa in sicurezza delle provinciali, mentre un biasimo va all’ennesima procrastinazione della viabilità pedemontana che ci obbliga a servirci di una pessima autostrada di una pericolosità inaudita.

Pensare che se le strade sono stracariche di automezzi si va tutti più piano, non è un alibi!

Occorre presidio costante della viabilità, ed occorre sensibilizzare tutti i patentati di tutte le categorie, che sono i primi responsabili della sicurezza delle strade.

Occorre la dissuasione dalla velocità con strumenti attivi, non basta solo la repressione: i proventi derivanti dalle sanzioni, vanno spesi per migliorare la sicurezza e la segnaletica, e non per coprire i buchi di bilancio delle amministrazioni locali!


Sicurezza è una seria legge di tutela del credito che faccia una volta per tutte piazza pulita dei soliti noti.

Sicurezza è prevenzione, è controlli sistematici sulle aree degradate e sugli individui irregolari, è repressione dell’abusivismo.

Sicurezza è crescita, è benessere è serenità, PER TUTTI, non solo per i commercianti!