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Lucca

La processione della Santa Croce a Lucca

Lucca 13/9/09
Nel mio scorrazzare su e giù per la Garfagnana e la Lucchesia, di questi giorni, avevo sentito parlare di un gran evento in quel di Lucca nel fine settimana, qualche domanda in più qua e là mi avevano confermato nella millenaria Processione della Santa Croce , uno dei momenti più caratteristici ed attraenti di quella città.
Giunto alla fine delle mie brevi vacanze decido allora di farci una sortita, forte della mia solita scimmiesca curiosità. Presto mi accorgo dell'importanza dell'evento, qualche km di coda al casello cittadino, parcheggi saturi, un gran brulicare di popolo per le strade già al di fuori delle mura, insomma, tutti segnali che lasciavano presagire la gran festa.
Ed infatti appena varcate le mura e giunto nelle vie del centro storico la meraviglia prende il sopravvento.
Non c'è via in cui porta, finestra, vetrina, muro di casa, non sia vestito dalla luce di migliaia di piccoli lumi di vetro, bicchieri appesi a sottili ed artistici fili di ferro, con al loro interno una piccola candela di cera bianca, la cui luce si propaga in ogni direzione come se i palazzi fossero di cristallo ed illuminati da una sottile lama di luce.
L'effetto all'imbrunire è straordinario, la luce rossastra di un tramonto di fine estate, fa da cornice ai tetti delle antiche case, gli operai sulle autoscale ancora procedono alle accensioni, sotto gli occhi vigili dei pompieri e sotto le preci di S. Barbara.
Allo scendere del tramonto le luci ed i lampioni della città si spengono ed incomincia la magia, il tempo si ferma e arretra, e come in un sogno si viene catapultati indietro di centinaia di anni. Le facciate di marmo delle chiese cittadine, hanno le volte illuminate dalle fiamme di grandi fiaccole, i bassorilievi e le statue sembrano muse di una danza divina, come delle coretidi greche davanti al loro Dio.
E sotto questo scenario, tutta la città vive la propria festa, gente di tutta la lucchesia invade le strade e le piazze, popola le bancarelle, le osterie e le antiche vinerie cittadine, in un groviglio di cui non si vede l'inizio né la fine, un vociare di genti, di bimbi festanti e di avventori, un sabba che trova improvvisa quiete davanti al lento incedere della processione che parte dal duomo. In un interminabile corteo trovano posto tutte le parrocchie della Lucchesia, con i loro parroci, le loro croci e reliquie, e i loro fedeli. Le bande accompagnano con la musica questo interminabile corteo di folla, la luce delle candele si mischia con quella dei lumi e l'atmosfera diventa eterea, carica di pathos e di preghiera. Seguono i Cavalieri dei vari ordini, nei loro ricchissimi mantelli bianchi crociati di rosso, l'Arcivescovo con il Pastorale stringe mani e benedice, i sindaci dei Comuni, finalmente silenti, seguono il gonfalone della loro città, solo il Presidente della Regione ottiene applausi spontanei nel procedere fra la folla. Al momento dell'entrata della testa della processione in Duomo, la coda è ancora in San Frediano!
Tutta la città è in silenzio, persino le foglie degli alberi tacciono davanti al passare del corteo, delle croci e dei cilostri, il tempo sembra distratto, sembra che la sabbia nella clessidra tardi a scendere, mi colpisce il fatto che passino i minuti e poi le ore, e che il silenzio alla fine sia uguale a quello dell'inizio.
Non saprei dire se è solo devozione o anche un misto di stupore e meraviglia per la splendida atmosfera della serata, certo è che poche volte nella mia vita ho avuto la fortuna di assistere ad un simile momento, così intenso e così toccante.
E da questo posso capire la sempre costante caduta di valori della mia città, persa in una vita frenetica incentrata sul solo lavoro, e non su momenti di riflessione e coscienza della propria identità.
Gauguin, in una delle sue tele, si domandava “chi siamo, da dove veniamo, Dove vogliamo andare”, se noi ci siamo dimenticati chi siamo e da dove siamo venuti . . ..dove crediamo di poter andare??
Sembrava una normale gita in una festa di paese . . .ma è stata qualcosa di più.