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Garfagnana

Un giorno in GARFAGNANA

Data stellare 11/9/2009 nebulosa di Orione, la nave Enterprise volge la prua verso.. . .oops ho fatto confusione, dopo una giornata con l'amico “rosso” ho le crisi di identità e sono convinto di essere il capitano Kirk!
Ricominciamo daccapo: il principe del cazzeggio, il barone del fanigottismo, il gran visir del vagabondaggio senza meta. . . . . . io (per chi non lo avesse capito), oggi si è scapicollato in una splendida giornata all'insegna del dolce far niente sui monti ed i colli della Garfagnana, ridente valle della provincia di Massa Carrara.
Devo dire che è stata per me una piacevole sorpresa scoprire una terra che per 42 anni mi era rimasta ignota per la pigrizia di non andarla a cercare: per scoprire quanto è sorprendente passare in soli 30 km, dal paesaggio marino, turistico, godereccio della Versilia, alle imponenti cime apuane, montagne di straordinaria bellezza, da cui l'uomo ha saputo con grande fatica e sacrificio estrarre la materia prima per i capolavori di Michelangelo. Il panorama che mi si presentava durante il percorso di salita, sembrava quello di una cronoscalata dolomitica, strade ampie, curve e tornanti circondati dal verde, cime maestose intagliate nel bianco del marmo: una natura esplosiva che ti colpisce in cambi repentini di paesaggio, con però  l'orizzonte dipinto nel blu del mare tirreno. Per me che sono abituato e radicato, da buon sciatore, nei paesaggi alpini dove la roccia si perde nel bianco ottico della neve in quota, è un bel salto di qualità, a cui la mia mente non era certo abituata.
L'itinerario, anche quello, è stato plasmato dal caos, il violento incendio della giornata di ieri, ha di fatto tagliato una delle vie d'accesso più dolci alla mia guida, che da turistica si è dovuta forzatamente fare sportiva, così l'attacco della salita è partito da Massa: auto scappottata, cappellino in testa, un tappeto di sottofondo costruito sulle note di Shostakovich, Mozart, Respighi e Gherswin, hanno reso il veloce passaggio dal clima marino a quello alpino, ricco di grandissimo fascino. Emulo di Ascari, mi sono scoperto anche un po' pilota, ben sostenuto dal brillante motore della mia Peugeot, che pur non essendo blasonata, non mi ha fatto rimpiangere il mio caro vecchio Quadrifoglio Verde Alfa a benzina di tanti anni fa; durante la salita poi, soste a più non posso con la mia fida Nikon, che è lo strumento di condivisione di tanta bellezza, colei che mi aiuta a catturare gli istanti fugaci, gli squarci del mio mondo, il meglio di ciò che voglio fissare nella mia memoria per rivivere le sensazioni che ho provato. Giocare con la fotografia , come faccio un po' alla mia maniera, è il modo per apprezzare quanto di bello c'è nel mio meraviglioso paese, cosa questa, che mi inorgoglisce e mi fa scordare le grane e gli impicci di tutti i giorni.
Ma un vero cazzeggio non può essere tale senza delle soste ristoratrici, per ritemprare il corpo e lo spirito, così la sorte (e la fame) mi porta in un quieto ristorantino di Pruno, uno di quei locali che sono un cazzotto in faccia al marketing e uno sgambetto all'esasperata voglia di immagine a scapito della sostanza. Una ragazza gentile e generosa di un sorriso sincero come un bicchiere di acqua fresca, mi propone e serve un panino al lardo, che nella sua beata semplicità, mi delizia il palato almeno quanto una cena nel più bel ristorante di Milano; il pane con cui è confezionato a fatica entra in bocca, tanto è croccante e genuino, a rendere perfetto il tutto mancava un bel sorso di vino, ma di questi tempi forcaioli e proibizionisti, guidare per 150 km di tornanti, suggerivano una bella e dissetante coca cola. La seconda sosta però è stata quella che ha cambiato il profilo alla giornata, dinnanzi al cartello Rifugio Città di Massa, faccio una rapida inversione di marcia con l'auto e mi infilo in una salita fra carpini e castagni che mi porta al rifugio. Ad accoglierci, Domenico, il deus ex machina del rifugio, un gagliardo 40n, sagace ed orgoglioso della sua terra, che ci toglie la fame di cibo con del buon sanguinaccio, e la fame di sapere con la storia di quelle terre, di quegli uomini che l'hanno fatta ricca, e che con fatica, la grande fatica del cavatore di marmo, hanno compiuto gesta straordinarie nella centenaria storia di estrazione di questi “sassi”, materia che le mani di artisti hanno da sempre scolpito ricavandone capolavori: così il nostro tempo vola, la chiacchierata diventa un vortice che ci avviluppa piacevolmente e che poi si conclude davanti un bicchierino di China.
Già, perché la semplicità oramai è diventata il tema dominante, qualsiasi cosa esca da canoni francescani, diventa motivo di disturbo, ed il “rosso” che esorta a tagliare gli alberi per migliorare la stupenda visibilità si becca un vaffa “corale”da me e Domenico.
Dopo una bella arrampicata per sentieri a fare fotografia, che io naturalmente mi faccio con delle “comode” infradito, alla maniera dei turisti ostrogoti, si riparte alla volta del verdissimo laghetto artificiale di Vagli a cui segue un panoramico viaggio alla volta di Castelnuovo Garfagnana.
La strada scorre fra verdi valli interrotte da ferite nelle montagne, quali sono le cave, col loro bianco ottico costituiscono delle “quinte” al paesaggio che altrimenti sarebbe ben simile alle dolomiti; la valle piano piano si apre e davanti a noi si materializza la nostra ultima meta della giornata, il borgo di Castelnuovo, una piccola roccaforte con delle piccole ma poderose torri, che all'interno delle sue mura nasconde una piccola bomboniera di case antiche ma curate, con la passione di chi in quel posto ci è nato e da lì non se ne andrà se non con la forza.
Perché come mi diceva Domenico, la Garfagnana è una terra povera, fatta di gente semplice avvezza alle poche comodità ed ai sacrifici , ma orgogliosa ed attaccata alle proprie radici.
Scende il tramonto, e sulla via del ritorno il rosso del cielo si staglia sul verde saturo dei castagneti, qua e là fa capolino qualche rocca, qualche campanile illuminato e le sagome delle montagne che oggi mi hanno colmato gli occhi con la loro bellezza; lo scendere del buio della notte mi fa pensare . . qua bisogna tornarci . . .

vi domanderete che c'entrava Orione. .. . c'entra c'entra!